di: Sara Venuti
con: S. Venuti, D. Labanca
disegno luci: Matteo Fantoni
scenografie: Federico Calzini
sostenuto da: Regione Toscana, Officine della Cultura, ALDES Teatro
Produzione: Teatro Insonne
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Py3S7xkvoW4
foto: Omar Fantoni
con: S. Venuti, D. Labanca
disegno luci: Matteo Fantoni
scenografie: Federico Calzini
sostenuto da: Regione Toscana, Officine della Cultura, ALDES Teatro
Produzione: Teatro Insonne
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=Py3S7xkvoW4
foto: Omar Fantoni
Maria
è uguale a noi.
Trascinandosi
dietro un’infanzia non proprio idilliaca, costellata da piccoli traumi e
complessi irrisolti, combatte ogni giorno per mantenersi in equilibrio tra se
stessa
e l’immagine che vuol dare agli altri.
Con
una sostanziale differenza, però:
Maria è la dittatrice di un minuscolo paese
ai confini del mondo.
La
Generalessa Maria si dipana tra gli obblighi che la sua figura impone e il
dovere morale di mantenersi salda ai propri principi, mentre la piccola Maria
dentro di lei scalcia e strepita, vuole che tutti le obbediscano e la amino,
avverte la vertigine di non aver alcun limite al suo potere.
Cosa
fa di una persona uno spietato dittatore?
E’
la cattiveria, la follia, la paranoia o si tratta solo di una piccola scintilla
nascosta anche dentro di noi, che l’occasione potrebbe rendere fuoco?
Se
nulla si frapponesse tra noi e Dio, che genere di dittatori potremmo diventare?
Lo
spettacolo nasce dallo studio delle più importanti dittature del ventesimo
secolo, dalle più famose come il nazismo o lo stalinismo alle più recenti, come
quella di Slobodan Milošević in Serbia e Kim Jong-un in Corea del Nord.
Analizzando
in primo luogo le biografie di questi dittatori e cercandone i punti in comune
si è creato un identikit della vita privata del dittatore “modello”: infanzie
difficili, in condizioni di povertà e disagio, contrasti con i genitori,
abbandoni, soprusi.
In
secondo luogo si è studiata la loro biografia politica, ovvero come sono saliti
al potere e, soprattutto, come lo hanno mantenuto: la sottomissione tramite
terrore, la negazione dei diritti fondamentali, il culto della personalità.
Unendo
queste due prospettive si ottiene l’immagine completa. Il dittatore e la
persona, il pubblico e il privato, l’adulto e il bambino.
Ed
è in questa dualità che si nasconde l’aspetto più terrificante della figura
dittatoriale: erano mostri ma anche persone come noi.
Questa
è la storia che viene raccontata in “Venti chili di occhi”: dalle sue
origini e le sue insicurezze vedremo la nostra dittatrice vendicarsi dei suoi
fantasmi, la vedremo combattere per conquistare e mantenere il popolo al suo
volere, dibattersi tra la vita pubblica e il bisogno privato, in una spirale
che viene innescata dal suo dualismo: è una persona ma è un mostro, ed è un
mostro proprio perché è una persona.
Bubliografia: