Les jeux sont faits
di e con: Sara Venuti
foto: Luca John Nash
“Les jeux sont faits”. I giochi sono fatti, le nostre
fiches sul tavolo. Siamo ormai impotenti, aspettiamo l'esito per scoprire se
abbiamo vinto oppure no.
Immaginiamo di poterci giocare la nostra vita alla roulette:
puntiamo tutto sul nostro lavoro, o sulla famiglia, sul nostro benessere, sui
figli. Ma quando i giochi sono fatti, potremmo chiederci se abbiamo fatto la
scelta giusta. Quando si può dire che i giochi sono fatti? Quali sono le
regole?
Corriamo, ci affanniamo a trovare un lavoro, una
famiglia, una casa con steccato bianco, rincorriamo sogni che ci vengono
inculcati, corriamo più velocemente dei nostri pensieri, scappiamo dal pensiero
della morte.
"Les jeux sont faits" è un monolgo
interpretato da un buffone, che lungi dal voler imporre una morale,
si limita a ridicolizzare. Un' ironia sottile si insinua nel monologo,
sino a rendere divertenti le nostre paure, e dilettevoli i nostri vizi.
Schopenhauer scrisse che “non v'è rimedio per la morte
e la vita, salvo godersi l'intervallo”, Il buffone gioca al presente, cerca di
vivere ogni momento di questo lungo intervallo, e ci invita a fare lo stesso.